Vi spiego il MES

Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità – ESM European Stability Mechanism), detto anche comunemente “Fondo Salvastati” è stato istituito nel 2012 a seguito della crisi della Grecia. Il fondo serve a finanziare uno Stato in difficoltà economiche, per evitare che la crisi coinvolga tutto il sistema Europa.

Il MES ha sostituito una precedente istituzione denominata EFSF (European Financial Stability Facility), nata frettolosamente per tamponare la crisi dei Subprime del 2008.

Questi strumenti che chiamano di Stabilità, in realtà non fanno che rimandare il problema nel tempo. Gli Stati in difficoltà sono salvati attraverso nuovi prestiti e quindi il loro debito continua a crescere.

Per ottenere questi prestiti gli Stati devono sottostare all’applicazione di tutte le direttive che arrivano dall’Europa. Quanto avvenuto in Grecia ci deve far riflettere su questi “aiuti”. Nel caso della Grecia hanno “salvato” lo Stato con prestiti per un totale di circa 360 miliardi di euro (ottenuti da ESM e FMI), ma hanno messo in ginocchio la popolazione. In realtà non hanno salvato la Grecia, ma hanno salvato le banche Tedesche e Francesi che avevano prestato soldi alla Grecia.

La tabella sottostante mostra i prestiti fatti dall’Europa come risulta dal sito del MES.

Stato Anno Fondo Importo Restituzione
Irlanda 2010-13 EFSF 17,7 M.di 2029-2042
Portogallo 2011-14 EFSF 26,0 M.di 2025-2040
Spagna 2012-13 ESM 41,3 M.di 2022-2027
Grecia 2012-15 ESM 141,8 M.di 2023-2070
Grecia 2015-18 ESM 61,9 M.di 2034-2060
Cipro 2013-16 ESM 6,3 M.di 2025-2031

Da questa tabella risulta chiaramente che gli Stati che hanno ottenuto i prestiti sono ancora al 100% debitori e il loro debito è solo posticipato di qualche decennio.

Detto in altri termini, l’Europa è una grande macchina presta soldi e se sei in difficoltà, te ne presta ancora di più, ma vieni in qualche modo “penalizzato” ed il debito non può che aumentare nel tempo. Eventuali altri sistemi per autofinanziarsi come il ricorso al Credito Fiscale, ad emettere una Valuta Nazionale parallela, o a farsi prestare soldi da una banca di Stato a interessi zero, o anche gli Eurobond, non sono mai presi in considerazione.

MES come Istituzione

La prima cosa che lascia perplessi è che il MES è una Société Anonyme, una specie di Società per Azioni, di diritto lussemburghese e quindi con sede in Lussemburgo. Il Lussemburgo è considerato una delle mete principali dagli investitori offshore, che vogliono mantenere l’anonimato, soprattutto grazie all’efficiente sistema di protezione bancario previsto dal legislatore.

Il MES è stato istituito mediante un trattato intergovernativo, che è un accordo tra Governi. È guidato da un “Consiglio dei Governatori” composto dai 19 Ministri delle Finanze.

Tutto il MES è coperto dal segreto professionale, tutti i suoi atti sono segreti e inviolabili. Tutti i dipendenti del MES sono immuni per gli atti compiuti nell’esercizio delle loro funzioni. Le proprietà ed i beni del MES sono immuni e non possono essere oggetto di perquisizione, sequestro, confisca esproprio o pignoramento. Gli archivi e i locali del MES sono inviolabili. Le comunicazioni ufficiali sono riservate. Tutti sono obbligati a tenere il riserbo assoluto, anche dopo la cessazione del rapporto di lavoro con il MES.

Inoltre, il MES è esente da qualsiasi imposta, dazio, divieto o restrizione alla importazione. I salari dei dipendenti sono esenti da imposta nazionale sul reddito. È applicata una imposta interna sui salari stabilita dal Consiglio dei Governatori.

Insomma una bella istituzione, che non paga tasse, non è indagabile, nessuno può ficcare il naso nei suoi affari, nemmeno la polizia. Hanno forse paura di essere indagati per qualche reato, hanno forse paura che qualche Stato prima o poi si rivolti contro di loro?

Quote di partecipazione

Paese Quota % NUm. Quote Capitale Sottoscritto x000 Capitale già versato
GERMANIA 26,74 % 1.894.528 189.452.800 21.651.750
FRANCIA 20,08 % 1.422.720 142.272.000 16.259.660
ITALIA 17,65 % 1.250.187 125.018.700 14.287.850
SPAGNA 11,73 % 830.750 83.075.000 9.494.290
Seguono altri 16 Stati con quota inferiore al 10%
TOTALI 100 % 7.084.937 708.493.700 80.970.690

Le quote di partecipazione al MES sono state stabilite in base al PIL di ogni stato, di conseguenza, maggiore è la quota di partecipazione, maggiore è il potere decisionale.

Nell’ambito dell’attività del MES, le decisioni sono prese di comune accordo. Per decisioni urgenti ed importanti è richiesta una Maggioranza Qualificata pari a 85% dei voti ed in tal caso solo Germania Francia e Italia potrebbero porre il diritto di Veto.

Alcune decisioni come: l’adesione di un nuovo Stato membro, la modifica dello Statuto, la nomina del Direttore Generale e le attività di normale amministrazione richiedono una Maggioranza Qualificata pari a 80% dei voti, per cui solo Germania e Francia hanno il diritto di Veto. Normalmente la Maggioranza Qualificata di 2/3 o del 75% dei voti; in questo caso hanno deciso di alzare l’asticella ad 80% per tenere la Governance del MES sotto il controllo di Germania e Francia, escludendo l’Italia.

Notare che l’Italia ha già versato al MES 14 miliardi di Euro, ma si è impegnata a versarne 125, ciò significa che, in caso di necessità, il MES potrebbe richiedere all’Italia di versare, in tempi molto stretti, i rimanenti 111 miliardi, per dare supporto a uno o più paesi dell’area Euro.

Il Salvataggio

Il salvataggio di uno Stato in difficoltà prevede sempre la restituzione dei prestiti ricevuti. Nei casi in cui ci sia il rischio che i prestiti non possano essere restituiti è previsto l’intervento della Troika costituita da funzionari della Commissione Europea, della BCE e del FMI.

Le soluzioni e condizioni imposte al paese da salvare possono essere varie: dal prestito, all’acquisto di titoli emessi sul mercato primario e/o secondario, alla imposizione di correzioni macro-economiche. I creditori internazionali della Troika si sostituiscono di fatto nella gestione della “politica economica” del paese debitore.

MODIFICHE PROPOSTE

Nel 2017 è iniziato l’iter per modificare il trattato del MES ed il Governo Italiano è stato da subito riluttante a firmare le proposte di cambiamento. L’impegno era stato preso dal Ministro delle Finanze Gualtieri e sottoscritto dal Governo Conte a gennaio 2021, pochi giorni prima della sua caduta, senza passare però per la necessaria approvazione del Parlamento.

Da allora si sono succeduti il Governo Draghi ed il Governo Meloni e si è sempre sostenuto che non avremmo mai acceduto al MES in caso di crisi; evidentemente si ritiene che il ricorso al MES sia più un danno che un aiuto.

Il Presidente del Consiglio Meloni ha recentemente dichiarato che non intende sottoscrivere le modifiche al MES, vedremo quello che succederà nel dibattito parlamentare.

Le modifiche proposte sono sostanzialmente tre.

1 – Condizione di accesso agli aiuti finanziari più stringenti.

Quando uno Stato fa ricorso al MES, esistono due tipi di procedure, una procedura diciamo semplificata, chiamata PCCL (Precutionary Conditioned Credit Lines), ed una procedura più rigorosa chiamata ECCL (Enhanced Conditions Credit Lines).            
La procedura PCCL è concessa a paesi che (a giudizio del MES) sono caratterizzati da una situazione economica e finanziaria ancora fondamentalmente solida. Basta una lettera di intenti con cui lo Stato richiedente si impegna a rispettare una serie di condizioni (concordate).
La procedura ECCL è più impegnativa e prevede la firma di un Protocollo di Intesa (MOU Memorandum Of Understanding) con cui lo Stato richiedente si impegna a rispettare le riforme richieste dal MES.

Modifica propostaLa modifica proposta dà un maggior potere al MES nello stabilire se lo Stato richiedente sarà in grado di ripagare i prestiti che riceverà e stabilisce una maggiore rigorosità per accedere alla procedura PCCL. Il paese richiedente dovrà:
    – non essere in procedura di infrazione per disavanzi eccessivi;
    – aver rispettato, nei due anni precedenti, il Patto di Stabilità;
    – avere un debito pubblico non superiore al 60% del PIL.

Il paradosso è che vengono facilmente aiutati paesi in condizioni finanziare “migliori”, o diciamo meglio, che rispettano le regole imposte dall’Europa, invece dei paesi più in difficoltà. Detto in altre parole, così come proposto, il trattato favorisce la Germania che potrebbe accedere al PCCL con una semplice richiesta, e obbligherebbe l’Italia ad accedere alla procedura ECCL con tutti i problemi che potrebbero derivarne (ricordiamo quello che è successo in Grecia con l’intervento della Troika). Questo è il motivo per cui i nostri politici dichiarano che non vorranno mai accedere ai prestiti del MES.

2 – Il MES diventa anche Salva Banche.

Per evitare di chiamarlo “Salva Banche” hanno introdotto un dispositivo di sostegno chiamato “Backstop” che è una linea di credito per aiutare le banche sull’orlo del fallimento, quando l’apposito Fondo di Risoluzione Unico (SRB) finanziato dalle stesse banche non è sufficiente.

In pratica stanno proponendo di risolvere grosse crisi bancarie con i soldi dei cittadini, perché i fondi del MES sono fondi che pagano gli Stati Membri e di conseguenza i cittadini.

Il Fondo di Risoluzione Unico dovrebbe raggiungere a regime, nel 2023 la capienza di 60 miliardi di euro, in grado di coprire 1% dei depositi dell’Eurozona. Poiché i 60 miliardi non sono una cifra adeguata per creare una rete di sicurezza (chiamata backstop) per far fronte alle crisi degli enti europei di maggiori dimensioni o ad una crisi sistemica, si è deciso di usare il MES come strumento di backstop.

3 – Single Limb CAC

Questo è un discorso molto tecnico che riguarda la rinegoziazione del debito da parte di uno Stato verso chi ha acquistato i suoi Titoli di Stato (Vedi riquadro sotto).

La nuova proposta di modifica del MES introduce le cosiddette “single-limb CAC”, dove per rinegoziare i termini di emissione sarà sufficiente una sola maggioranza a livello della totalità dei possessori dei titoli, indipendentemente dalle vare emissioni. Questo riduce il rischio di contenzioso, che può allungare notevolmente i tempi (e far aumentare i costi) di ristrutturazione e facilita la ristrutturazione del debito che risulterebbe più semplice e veloce, nell’interesse dello Stato emettitore dei titoli.

Ciò renderebbe l’acquisto dei BTP, e degli altri titoli con scadenza superiore ad un anno, più rischioso, perché in caso di accesso al MES da parte di uno Stato in difficoltà, potrebbe essere imposta una ristrutturazione del debito con una procedura più veloce e semplificata (Single Limb CAC).

Purtroppo quando aumenta il rischio è più difficile piazzare i BTP sul mercato e inevitabilmente aumenta il tasso di interesse, per cui questa clausola potrebbe peggiorare ancora di più il nostro debito pubblico e potrebbe portarci veramente a ricorrere al MES, cadendo nelle grinfie della Troika.

Ancora una volta si fa ricadere il ricorso al MES sulle spalle dei cittadini. Chi ha acquistato Titoli di Stato (privati o banche) di uno Stato in difficoltà sarà meno tutelato. Tra l’altro va ricordato che il MES è un creditore privilegiato, in caso di default avrà precedenza sugli altri creditori.

Rinegoziazione Titoli in caso di Default

Da dicembre 2012 tutte le nuove emissioni di titoli di stato ( Btp, Ctz, Btp Italia, Cct, Btpi), con scadenza superiore ad un anno, sono soggette alle Clausole di Azione Collettiva (CAC) secondo quanto stabilito dagli accordi europei per i paesi che hanno aderito al Fondo Salva Stati MES.

Le clausole CAC servono ad uno Stato in difficoltà per rinegoziare con gli acquirenti dei titoli la ristrutturazione del debito. Quando uno Stato non è in grado di ripagare il suo debito propone ai creditori nuove condizioni di rimborso, che prevedono una riduzione più o meno accentuata del capitale da restituire. I creditori possono esercitare una Azione Collettiva per negoziare i termini dell’accordo.

Il meccanismo introdotto nel 2012, con la clausola del CAC, prevede che se esiste una maggioranza qualifica dei creditori (solitamente due terzi), che aderisce alla proposta di ristrutturazione del debito, automaticamente anche tutti gli altri creditori sono costretti ad aderirvi. Nel 2012, per la precisione, è stato istituito un meccanismo a doppia maggioranza (chiamato double limb CAC), ovvero serve una maggioranza di tutti i possessori dei titoli ed una maggioranza dei possessori dei titoli di ogni singola emissione dei titoli.

In pratica, viene introdotto un meccanismo che prevede un default guidato del paese in difficoltà, che consente con maggiore facilità di ridurre il debito contratto con l’emissione dei titoli di stato.

CONCLUSIONI

Il MES, come anche la BCE, sono delle Istituzioni create per “aiutare” gli Stati, ma, analizzando bene le regole che vengono imposte, sembrano più delle potenti macchine da guerra, che hanno l’obiettivo di far indebitare gli Stati e trasferire gli interessi sul debito al sistema bancario.

Il fondo MES non regala soldi, ma li presta. Uno stato in difficoltà viene aiutato facendolo indebitare ancora di più; l’obiettivo sembrerebbe quello di fare indebitare ancora di più gli Stati “salvandoli”.

Gli stessi Stati aderenti, per pagare le quote di adesione al MES, hanno emesso BTP per finanziarsi (14 miliardi per l’Italia), e anche questi finanziamenti comportano interessi che vanno al sistema bancario.

Uno Stato troppo Indebitato o aumenta le tasse o taglia i servizi o non ripaga il debito, ma, in ultima analisi, chi paga il conto sono sempre e solo i cittadini. Tutto ciò può avvenire se uno stato ha rinunciato alla sua Sovranità Monetaria.

Uno Stato in difficoltà andrebbe salvato almeno prestandogli soldi a interessi zero, visto che per emettere soldi basta un click di mouse della BCE. La BCE lo fa verso le banche, perché non farlo, quando serve, verso uno Stato, verso un popolo. E perché non adottare gli EUROBOND ?

MES contro EUROBOND

MES ed EUROBOND sono tutti e due strumenti utili per finanziare uno Stato in difficoltà economiche, che ha problemi ad accedere al credito.

MES

Il MES non prevede nessuna condivisione del Rischio Paese a livello europeo. Il rischio rimane sulle spalle del paese in difficoltà economiche. Di conseguenza il MES pone in atto i necessari finanziamenti in cambio di opportune garanzie e imposizioni che obbligheranno lo Stato richiedente ad un regime di austerity e governance eterodiretta.

EUROBOND

Gli EUROBOND prevedono invece una condivisione del rischio paese. Gli Eurobond sono emessi e garantiti dall’Unione Europea, che avendo un rating AAA, otterrà dei tassi di interesse molto bassi (ma mediamente più alti di quelli che ottiene la Germania oggi emettendo i suoi titoli di Stato).

Proprio per questo motivo alcuni stati a guida Germania si sono sempre opposti agli Eurobond, in quanto non vogliono condividere il rischio paese.

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La narrativa corrente è che i paesi del Sud Europa sono paesi spendaccioni e loro non vogliono contribuire a finanziare questi paesi. Questo poteva essere vero per la Grecia, ma non per l’Italia. L’Italia ha da sempre un avanzo primario; ciò significa che dal suo bilancio avanzano molti soldi, che servono però a pagare gli interessi sul debito pubblico, che si è accumulato grazie al regime a cambi fissi dell’Euro, che ha avvantaggiato le esportazioni della Germania.

Il motivo vero è che la Germania non vuole rinunciare ai suoi privilegi.

  • Le regole europee le ha, di fatto, decise la Germania, a suo vantaggio;
  • Gli Eurobond comporterebbero una maggiore spesa per la Germania per l’accesso al credito e quindi non li ha voluti;
  • La governance del MES è sotto il “controllo” della Germania;
  • La Germania, grazie all’Euro, è riuscita ad aumentare le sue esportazioni (se avesse avuto il Marco avrebbe dovuto rivalutarlo) e per molti anni ha superato il 6% di surplus commerciale, infrangendo le regole europee, senza però essere messa sotto accusa.

Dulcis in fundo, la modifica al MES prevede il dispositivo di Backstop (Salva Banche), che sembrerebbe fatto apposta per salvare la Deutsche Bank a spese degli altri Stati.

Se l’Italia non vuole usare il MES, come affermano i nostri politici, sarebbe meglio uscirne perché potremmo essere chiamati a pagare un conto molto più alto per salvare qualche altro Stato o qualche altra grande Banca straniera.

Per maggiori dettagli vi ripropongo un mio promemoria scritto nel 2020, quando la sottoscrizione delle modifiche al MES era un argomento di ampio dibattito politico. Il documento è del 2020, ma nel complesso è ancora valido, non è cambiato quasi niente.

MES e Governo Meloni

Giorgia Meloni ha ripetuto più volte che è contraria alla ratificazione delle modifiche al MES, e anche il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, fino a poco tempo fa era contrario all’approvazione delle modifiche al MES.

Poi, improvvisamente, Giorgetti ha recentemente dichiarato che sarebbe meglio approvare le modifiche al MES per migliorare la reputazione del paese e ottenere un giudizio positivo dalle Agenzie di Rating.

Tale dichiarazione è alquanto sorprendente perché Giorgetti, che fa parte della Lega, ha nel suo partito dei forti oppositori del MES con a capo l’economista Claudio Borghi, che ha ben documenato i rischi del MES. Quindi, Giorgetti è a conoscenza dei rischi, come ne è a conoscenza anche Giorgia Meloni.

Ancora una volta si ha l’impressione che il Governo Meloni faccia un passo indietro per non contrariare la leadership europea. È di ieri, 22 giugno, la notizia che il Governo ha ceduto anche sullo sdoganamento dei prodotti OGM (Organismi Geneticamente Modificati), che danneggiano l’agricoltura di nicchia, a favore delle multinazionali e delle coltivazioni estensive.

Sempre ieri è arrivata a Roma, con un tempismo perfetto, Roberta Metsola, Presidente del Parlamento Europeo, per fare pressioni sul Governo perché ratifichi le modifiche al MES. In un incontro con la stampa, Metsola ha detto che il MES ha bisogno di essere ratificato da tutti i paesi europei, nell’interesse delle imprese e dei cittadini. Anche Paolo Gentiloni, Commissario Europeo per l’Economia aveva invitato il nostro Governo a ritificare il MES sostenendo che gli impegni internazionali vanno onorati.

Si ha il fondato sospetto che il Governo, o meglio l’Italia, sia sotto un continuo ricatto da parte dell’Europa, che riesce ad imporre comunque le sue direttive.

Tra pochi giorni inizia il dibattito parlamentare per l’approvazione delle modifiche al MES e mi sembra che stiano mettendo in piedi una specie di teatrino. Si ha la sensazione che stiano preparando la strada per approvare le modifiche al MES e stiano inscenando il gioco delle parti. Giorgetti è favorevole e Meloni contraria, per salvare la faccia. Scommetto che la legge passerà, alcuni voti mancanti della Lega potranno essere compensati dai voti del PD.

Ne riparleremo a breve, spero di sbagliami!

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