3 – Debito Pubblico e Interessi

Abbiamo visto negli articoli precedenti che il denaro nasce solo ed esclusivamente dal debito, viene emesso dalle Banche Centrali per finanziare gli Stati e dalle Banche Commerciali per finanziare privati ed aziende.

L’attuale Sistema Monetario è un sistema basato sul debito, gli Stati hanno rinunciato alla possibilità di emettere moneta e non si capisce per quale misterioso motivo preferiscono chiederla in prestito ai mercati finanziari e pagare un tasso di interesse sul denaro ricevuto in prestito. Ovviamente lo Stato riversa i suoi costi sui cittadini, che attraverso la tassazione pagano gli interessi sul debito.

Nel precedente articolo abbiamo anche visto che gli interessi rappresentano moneta non emessa e per questo motivo gli Stati sono costretti a ricorrere ogni anno ai mercati finanziari per ottenere un nuovo finanziamento, destinato soprattutto per pagare gli interessi pregressi, che si accumulano di anno in anno.

Analisi debito Italia

Fino ad ora abbiamo parlato in linea teorica. Vediamo ora in pratica come è cresciuto il debito pubblico italiano. La seguente figura mostra la crescita del debito a partire dal 1946, fino al 2023.

Come si può notare Il debito comincia a crescere in modo vistoso a partire dal 1981, dopo il divorzio tra Ministero del Tesoro e Banca d’Italia, con cui la Banca d’Italia non ha più agito come prestatore di ultima istanza ed i tassi di interesse dei titoli di stato sono stati decisi dai mercati finanziari.

Si può anche notare che sia il debito che gli interessi (cumulativi – si sommano ogni anno) crescono di anno in anno, tendenzialmente non possono diminuire.

Per dare l’impressione che le cose migliorano o possano migliorare si parla sempre di rapporto debito PIL, che può anche diminuire, come si può notare dal grafico. Per nasconder l’evidenza, nei comunicati ufficiali si parla sempre di percentuali cercando di evitare di fornire i valori assoluti del debito e degli interessi.

Gli interessi sono ormai arrivati a superare i 90 miliardi annui, e con i debiti del PNRR stanno velocemente arrivando a 100 miliardi l’anno; ciò significa che ogni famiglia italiana dovrà contribuire, ogni anno, mediamente con 4.000 euro di tasse solo per interessi sul debito.

Altra cosa da notare è che la curva di crescita dell’ammontare degli interessi già pagati corrisponde approssimativamente al debito pubblico ancora da rimborsare, entrambe i valori sono vicini ai 3.000 miliardi di euro.

Abbiamo già pagato circa 3.000 miliardi di interessi concentrati negli ultimi 30 anni, con denaro creato dal nulla emesso dalla Banca Centrale, ma abbiamo ancora un debito pubblico di 2.900 miliardi da rimborsare (117.00 euro a famiglia).

Qualcuno dice che non è un problema, perché il debito pubblico si può rinnovare di anno in anno emettendo nuovi Titoli di Stato. Certo, ma gli interessi aumentano di anno in anno e quelli vanno pagati con le tasse.

Il dilemma tra Debito-Tasse-Servizi

Se fosse applicato sempre lo stesso tasso di interesse e le tasse fossero fisse e lo stato non tagliasse la spesa pubblica, la crescita degli interessi sarebbe del tipo esponenziale. Nel seguente grafico ho cercato di trovare la curva che porta il debito cumulativo solo da interessi a circa 2.900 miliardi di euro, che è all’incirca l’attuale debito cumulativo da interessi. Ho fatto dei conti approssimativi, ma che rendono bene l’idea.

Il tasso medio tra l’anno 1983 e il 2000 è stato circa del 12,5%, e come potete vedere, a parità di altre condizioni, applicando questo tasso in modo costante, anno per anno, la curva di crescita degli interessi sarebbe stata esponenziale e sarebbe arrivata ad un interesse cumulativo di 2.900 miliardi di euro già nel 2006 e non nel 2024 e gli interessi sarebbero cresciuti molto più velocemente negli anni successivi fino ad arrivare a quella che ho definito indisponibilità popolare, ovvero condizioni non più accettabili dalla popolazione.

Per essere precisi, poiché dall’anno 2000, tendenzialmente l’interesse è stato del 2% (obiettivo europeo) la curva ha cambiato la sua esponenzialità, salendo con meno inclinazione, linea blu continua della seguente figura, ma sempre in modo esponenziale. Con tale crescita si sarebbe arrivati ai 2.900 miliardi di euro nel 2010. La linea blu tratteggiata rappresenta come sarebbero cresciuti gli interessi se fossero continuati i tassi medi del 12,5%.

Comunque, anche considerando che dal 2000 il tasso di interesse è sceso tendenzialmente al 2%, in mancanza di correzioni attuate dai vari governi, nel 2011 si sarebbe arrivati a superare i 3.000 miliardi di interessi cumulativi e nel 2023 saremmo arrivati quasi ai 6.000 miliardi.

Nella realtà la curva rossa degli interessi effettivi cumulati dopo l’anno 2000 si discosta dalla salita esponenziale dei tassi al 2% (linea blu continua) e cresce in modo quasi lineare. Questo è l’effeto degli interventi dei vari governi che hanno preso provvedimenti per contenere la crescita del debito e degli interessi.

Esistono infatti tre strategie che i governi possono usare per ridurre il debito pubblico e di conseguenza per frenare la crescita esponenziale degli interessi e sono: aumentare la Tassazione, ridurre la Spesa dello Stato, avere la Bilancia Commerciale positiva.

Aumentare la Tassazione

Aumentare le tasse sarebbe il metodo più semplice per lo Stato per raccogliere denaro da destinare alla riduzione del Debito Pubblico e degli interessi sul debito da pagare ogni anno.

È stato fatto in passato non solo per le aliquote IRPEF, ma per tutte le altre tassazioni, basti pensare alla tassazione sugli immobili, alle accise che vengono sempre ritoccate al rialzo, alla tassa sulla CO2 per le industrie, e a tutti gli altri balzelli che hanno introdotto, soprattutto per le aziende.

Il risultato è che l’Italia è tra i paesi con la più alta pressione fiscale e ciò oltre a contribuire ad un impoverimento dei cittadini rende le aziende meno competitive a livello internazionale.

Proprio per questo motivo oggi cè l’obiettivo di ridurre la pressione fiscale agendo sulle aliquote IRPEF e di conseguenza l’uso della tassazione per diminuire il Debito Pubblico è una strategia non più percorribile.

Ridurre la Spesa dello Stato

Avendo rinunciato alla Sovranità Monetaria, lo Stato è sempre a corto di fondi ed è sempre alla disperata ricerca di denaro.

Da quando siamo entrati nell’Eurozona i vari Governi, per poter pagare i crescenti interessi sul debito pubblico e per rispettare i parametri europei, hanno costantemente tagliato la spesa per i servizi ai cittadini con un impatto estremamente negativo sulla Sanità, sulla Sicurezza Pubblica, sulle Pensioni, sul Territorio, ecc. I Governi essendo sempre a corto di fondi non possono spendere su capitoli di spesa necessari, basti pensare alla necessaria sistemazione idro-geologica del territorio o alla ricostruzione delle zone terremotate.  

Come si suol dire la coperta è corta, quando si migliora qualche servizio, sicuramente ci sono altri servizi che vanno in sofferenza.

L’Europa, attraverso la NATO, ci sta obbligando a spendere decine di miliardi in più all’anno per la spesa militare, bene, anche quei miliardi sicuramente saranno sottratti ad altri servizi al cittadino.

Quindi, anche la strada del taglio della spesa dello Stato con il conseguente taglio del costo dei servizi al cittadino è una strategia non più percorribile.

Bilancia Commerciale positiva

Anche la Bilancia Commerciale può contribuire a migliorare i conti dello Stato, sono soldi che arrivano dall’estero, sottratti ad altri paesi attraverso gli scambi commerciali. Storicamente la nostra bilancia commerciale ha avuto un andamento quasi sempre positivo ad esclusione degli anni dal 2007 al 2012 e del 2022.

L’andamento del 2023 e del 2024 è ancora positivo, ma la situazione internazionale, l’aumento del costo dell’energia, il costo della decarbonizzazione, il Green Deal, e tutte le regole che ci vengono imposte dall’Europa non fanno altro che peggiorare la competitività delle nostre aziende e deindustrializzare l’Europa, quindi il futuro della nostra Bilancia Commerciale comincia ad essere alquanto incerto.

E allora cosa fare ?

Visto che l’aumento delle tasse è improponibile, che la riduzione della spesa dello Stato è improponibile e problematica, e che l’export è incerto ed incide abbastanza poco sui conti dello Stato, se ne deduce che l’incremento dei tassi di interesse riprenderà a crescere in modo esponenziale. Ciò significa che si sta andando velocemente verso il default.

Il quadro è abbastanza preoccupante per l’Italia, ma lo stesso scenario, magari meno preoccupante, si presenta anche negli altri Stati perché il Sistema Monetario è lo stesso ed è sempre basato sul debito.

Sono anni che il mondo è tecnicamente in default, avendo accumulato un debito pubblico enorme, che aumenta di anno in anno con la richiesta di nuovi prestiti per pagare gli interessi. Il debito in scadenza non sarebbe esigibile se non fosse possibile ottenere nuovo prestito.

Le Banche Centrali, che gestiscono il Sistema Monetario, conoscono molto bene il problema e sanno che se non cambia qualcosa si va a sbattere e stanno lavorando da anni sulla soluzione. La soluzione che hanno ideato si chiama CBDC (Central Bank Digital Currency) ovvero Moneta Digitale. Ursula von der Leyen ha già annunciato che nel 2027 entrerà in circolazione l’Euro Digitale.

Voi direte che l’Euro è già digitale! Si è vero, circa il 90% del denaro in circolazione è in forma digitale, ma il nuovo Euro Digitale avrà caratteristiche diverse in quanto sarà una moneta programmabile, controllata dalla Banca Centrale Europea.

Ce lo vendono come qualcosa di conveniente perché evita l’evasione fiscale e impedisce le truffe. In realtà vogliono togliere i contanti e controllare tutte le nostre spese.

L’Euro Digitale fa parte di uno scenario di cui parleremo in seguito e serve a cambiare le carte in tavola, è un cambiamento significativo del Sistema Monetario.

Il punto è che se l’attuale Sistema Monetario non viene cambiato si va incontro ad una crisi sistemica. Gli Stati nazionali si accorgerebbero che senza una propria politica monetaria autonoma andrebbero in default e potrebbero riappropriarsi della propria indipendenza monetaria. Questo è esattamente quello che non vogliono le Banche Centrali e i Poteri Forti Finanziari che vi stanno dietro. Il loro obiettivo primario è di continuare a gestire l’emissione monetaria e far indebitare gli Stati.

Attraverso la moneta digitale le Banche Centrali introdurranno un enorme cambiamento al Sistema Monetario, ovviamente in loro favore, perché oltre a continuare ad avere il controllo sull’indebitamento degli Stati, introdurranno anche un controllo sulla spesa dei cittadini. Saranno introdotte più tasse, senza aumentare l’IRPEF, e la spesa dei cittadini e la vita dei cittadini sarà messa sotto un controllo totale.

Identità Digitale Europea, Euro Digitale, Neutralità Carbonica 2050, Green Deal, sono tutti progetti europei orientati ad introdurre un controllo totale della popolazione, come già avviene in Cina con i Crediti Sociali. Affronteremo l’argomento in un apposito articolo.

Nel prossimo articolo continueremo a parlare di altri aspetti del Debito Pubblico.

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