Capitolo 3 – Perdita della Sovranità Monetaria
Fino al 1694 il privilegio di emettere moneta era esclusivamente nelle mani delle Famiglie Reali. Ricordiamo comunque che fino ad allora i pagamenti venivano effettuati in monete metalliche d’oro, d’argento, di bronzo o anche con documenti cartacei come note di banco o lettere di credito, sempre però basate sul pagamento in monete metalliche.
In caso di guerra, i regnanti avevano bisogno impellente di denaro per pagare le truppe e per armare l’esercito e spesso non avevano sufficienti monete d’oro e d’argento. Si trovavano nella condizione di dover aumentare le tasse, sollevando però il malcontento della popolazione e per evitare ciò dovevano ricorrere al prestito.
Nel Medio Evo erano prosperate ricche famiglie di commercianti che erano riuscite ad accumulare ingenti fortune ed avevano iniziato ad esercitare l’attività di banchiere finanziando anche le case reali di tutta l’Europa.
Nel 1694 imperversava la Guerra dei 9 anni tra la Francia di Luigi XIV (il Re Sole) e l’Inghilterra, che era a capo della Grande Alleanza. Dopo una pesante sconfitta navale, Guglielmo III d’Inghilterra aveva la necessità di ricostruire la flotta inglese, ma era a corto di soldi, già spesi per la guerra. L’imposizione fiscale era altissima e Re Guglielmo III aveva paura che esigendo nuove tasse avrebbe potuto perdere il consenso della nobiltà e della borghesia.
Si fece avanti un banchiere scozzese, William Paterson, capofila di una cordata di banchieri, che propose al re un finanziamento di un milione 200 mila Sterline. La proposta era interessante perché consentiva al Re di disporre subito del denaro e rimandare a tempi successivi le conseguenze negative per i cittadini.
L’interesse applicato al prestito era del 6%, la Banca metteva a disposizione un milione 200 mila sterline, ma garantendo una giacenza di sole duecentomila o trecentomila sterline e aveva il diritto di emettere moneta in nome del Re.
La proposta fu accettata e nacque così la Banca d’Inghilterra, il nome fu pensato in modo da farla apparire come banca statale, ma non lo era, era una banca privata che aveva il permesso del Re di emettere denaro pubblico e prestarlo alla Corona.
Per la prima volta nella storia una banca privata toglieva ad una famiglia reale la Sovranità Monetaria. La banca emetteva moneta in nome del Re e la prestava al Re che doveva pagarci un interesse.
Avendo i capitali a disposizione, i banchieri avevano il coltello dalla parte del manico e riuscirono ad estorcere condizioni impensabili; non solo riuscirono a emettere moneta e prestarla su interesse alle Case Regnanti, ma ottennero il permesso di emettere banconote, convertibili in oro e argento, sulla base del sistema frazionario, di cui abbiamo parlato nel capitolo precedente. La Banca di Inghilterra fu la prima banca ad emettere banconote.
Questa condizione permetterà ai banchieri di aumentare a dismisura la propria ricchezza e ad accumulare sufficiente denaro per imporre il proprio potere a tutti, anche attraverso la corruzione.
Questo modello di banca privata che presta denaro ai Sovrani e agli Stati, rimane, da sempre, l’obiettivo costante di tutti i banchieri.
Quello che accadde nel 1694 divenne un modello che fu poi adottato in tutta Europa e che è sopravvissuto fino ai nostri giorni. La finanza privata era riuscita ad impossessarsi dell SOVRANITÀ MONETARIA e per centinaia di anni ha cercato in tutti i modi di mantenerla, usando metodi legali e illegali, inclusi omicidi e guerre.
Segue con La Grande Truffa – 4 – La famiglia Rothschild.